Quest'opera si propone di studiare la parte dell'epistolario ciceroniano dedicata all'esilio dell'oratore. Dopa una lettura commentata delle lettere del 58-57 volta a ricostruirne il contesto storico, viene esaminato lo stile di questi testi, in particolare l'adeguamento delle convenzioni epistolari al contesto eccezionale dell'esilio. Un'attenzione peculiare è quindi prestata all'iscrizione delle passioni nel testo: secondo un mecanismo di "autopoiesi' le strutture lessicali e testuali delle lettere dall'esilio ritornano tanto nelle opere retoriche e filosofiche più tarde, segnate da un approccio dichiaratemente teorico, quanto nelle orazioni post reditum, ove la medesima prospettiva delle lettere è estesa all'intera cittadinanza di Roma. Lo studio mette in risalto come Cicerone abbia adattato alla lotta politica contro i propri avversari numerosi temi presenti nei dibattiti filiosofici delle scuole ellenistiche: problemi come i rapporti tra dolore e azione morale o tra virtù e colpa vengono recuperati all'interno della topica della miseratio per mostrare come le passioni presuppongano un ordine di preferenze assiologiche, cui si sovrappone la stessa rappresentazione dell'identità sociale dell'individuo.